martedì 27 luglio 2010
Una volta ero la rovina della mia famiglia,
ora la famiglia è la mia rovina.
Rrose Selavy
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venerdì 23 luglio 2010
martedì 20 luglio 2010
tasche vuote
Avevo le tasche
vuote
ovvio
nella destra non ci ho messo nulla
per far spazio alle cose nuove.
nella sinistra ci ho messo te
per custodirti come cosa preziosa
e conoscerti a fondo
ma ecco nel fondo
ecco una briciola
che non avevo previsto
(riservano molte sorprese le tasche)
e l'altra
a furia di metter roba s'è bucata
e ho passato poi tanto invano a cercarti
ma
con noncuranza
mi sei scivolato via
(non si finisce mai d'imparare dalle tasche)
ora ho di nuovo le tasche
vuote
come sempre
ovvio
5 coccole
Aspetto cinque coccole
la prima sono i tuoi occhi che parlano
la seconda è una frase
poi c'è il tenersi per mano
e ancora
sorriso complice e ridere di noi
l'ultima non te la dico
puoi saperla già
dalle linee della mano
lunedì 19 luglio 2010
giovedì 15 luglio 2010
venerdì 9 luglio 2010
Menta fredda
Mangio pastiglie di menta fredda.
E ho imparato a fare cuori con le caramelle mou.
Ho guadagnato l'amicizia di una coccinella a 5 zampe, che ritrovo in posti inusuali quando meno me l'aspetto.
E incollo figurine nella mia collezione di scelte sbagliate, il titolo dell'album è : fallimenti. siamo già alla terza ristampa.
Mangio un'altra pastiglia di menta fredda.
E ascolto musica. tanta musica.
Ma nessuna melodia mi riesce a guarire da questa eterna nostalgia.
Dicono che ho lo sguardo triste.
Mi sale un sorrisetto cinico, nessuno vuole mai sapere veramente il perchè.
E c'è questa sensazione di aver dimenticato o perso qualcosa, che non mi abbandona mai.
Occasioni, attimi, sguardi che sono fuggiti, senza poter far nulla per trattenerli.
Neanche una foto, un frammento di carta che mi dica si, c'è stato davvero.
Mangio menta fredda.
E ancora un pò, solo altri cinque minuti.
Per ascoltare il battito del cuore nel petto (no bum bum?)
E scoprire nonostante tutto di essere ancora vivi.
E inspirare il tuo fiato, inalare la tua pelle, tracciare i contorni della tua ombra.
Nella speranza di avere accumulato ricordi a sufficienza.
La memoria del corpo non è cosciente, non dovrebbe fare tanto male.
Eppure mangio menta fredda.
E raccolgo il cuore a cucchiaiate, come gelato sciolto, cercando di ricomporlo.
E non ci resta niente, niente che valga la pena, nessuna emozione da poter vivere,
se non ingannevoli ricordi.
E illusioni. Favole buone per addormentarsi la sera, tra braccia accoglienti.
Calo giù gli occhiali scuri, per non sentirmi dire ancora del mio sguardo triste.
E allora non mi resta altro che prenderne un altro pacchetto.
Mentre vorrei che fossi già oblio.
Mentre vorrei un massaggio all'anima.
Mentre tutto mi dice di te.
Mentre cerco una coccinella a cinque zampe.
Mentre mangio menta fredda.
E ho imparato a fare cuori con le caramelle mou.
Ho guadagnato l'amicizia di una coccinella a 5 zampe, che ritrovo in posti inusuali quando meno me l'aspetto.
E incollo figurine nella mia collezione di scelte sbagliate, il titolo dell'album è : fallimenti. siamo già alla terza ristampa.
Mangio un'altra pastiglia di menta fredda.
E ascolto musica. tanta musica.
Ma nessuna melodia mi riesce a guarire da questa eterna nostalgia.
Dicono che ho lo sguardo triste.
Mi sale un sorrisetto cinico, nessuno vuole mai sapere veramente il perchè.
E c'è questa sensazione di aver dimenticato o perso qualcosa, che non mi abbandona mai.
Occasioni, attimi, sguardi che sono fuggiti, senza poter far nulla per trattenerli.
Neanche una foto, un frammento di carta che mi dica si, c'è stato davvero.
Mangio menta fredda.
E ancora un pò, solo altri cinque minuti.
Per ascoltare il battito del cuore nel petto (no bum bum?)
E scoprire nonostante tutto di essere ancora vivi.
E inspirare il tuo fiato, inalare la tua pelle, tracciare i contorni della tua ombra.
Nella speranza di avere accumulato ricordi a sufficienza.
La memoria del corpo non è cosciente, non dovrebbe fare tanto male.
Eppure mangio menta fredda.
E raccolgo il cuore a cucchiaiate, come gelato sciolto, cercando di ricomporlo.
E non ci resta niente, niente che valga la pena, nessuna emozione da poter vivere,
se non ingannevoli ricordi.
E illusioni. Favole buone per addormentarsi la sera, tra braccia accoglienti.
Calo giù gli occhiali scuri, per non sentirmi dire ancora del mio sguardo triste.
E allora non mi resta altro che prenderne un altro pacchetto.
Mentre vorrei che fossi già oblio.
Mentre vorrei un massaggio all'anima.
Mentre tutto mi dice di te.
Mentre cerco una coccinella a cinque zampe.
Mentre mangio menta fredda.
martedì 6 luglio 2010
tirando le somme
Ci sarebbe da esser depressi, e non ho voglia di parlarne, non davvero almeno.
Ho più di 30 anni (il tempo passa imperterrito)
Non ho un lavoro (o meglio, ho tanti quasi-lavori che non mi danno stabilità, colpa mia o del precariato?)
Non ho una casa (non solo, ma non ho neanche una stanza mia)
Non ho una relazione (un tempo ce l'avevo e se mi sforzo forse mi ricordo anche come si fa)
Sono alta un metro e un tappo e sono piena di difetti.
bhè vista così è mooolto deprimente la situazione, ma potrebbe anche andar peggio, meglio non approfondire troppo.
e poi ci sei tu:
Hai più di 30 anni
Hai 2 lavori (uno quotidiano e uno per passione, ma ti danno entrambi da vivere)
Hai una casa (non l'ho mai vista, ma sarà sicuramente bellissima)
Hai addirittura una famiglia, con tanto di figli e cane.
Sei alto e sei perfetto.
ecco... ora quasi quasi tirando le somme comincio un pò a deprimermi.
e tento invano di fuggire alla mia condizione e a me stessa.
e non trovo scampo.
voglio solo lo sguardo che fermi il cuore.
la tua assenza già l'ha fatto.
non ho voglia di parlarne
non davvero almeno.
Ho più di 30 anni (il tempo passa imperterrito)
Non ho un lavoro (o meglio, ho tanti quasi-lavori che non mi danno stabilità, colpa mia o del precariato?)
Non ho una casa (non solo, ma non ho neanche una stanza mia)
Non ho una relazione (un tempo ce l'avevo e se mi sforzo forse mi ricordo anche come si fa)
Sono alta un metro e un tappo e sono piena di difetti.
bhè vista così è mooolto deprimente la situazione, ma potrebbe anche andar peggio, meglio non approfondire troppo.
e poi ci sei tu:
Hai più di 30 anni
Hai 2 lavori (uno quotidiano e uno per passione, ma ti danno entrambi da vivere)
Hai una casa (non l'ho mai vista, ma sarà sicuramente bellissima)
Hai addirittura una famiglia, con tanto di figli e cane.
Sei alto e sei perfetto.
ecco... ora quasi quasi tirando le somme comincio un pò a deprimermi.
e tento invano di fuggire alla mia condizione e a me stessa.
e non trovo scampo.
voglio solo lo sguardo che fermi il cuore.
la tua assenza già l'ha fatto.
non ho voglia di parlarne
non davvero almeno.
lunedì 5 luglio 2010
Mi piace...
... che il tempo maturi sugli alberi
... il mare incazzato
... essere consapevole
... lo sguardo dei bambini
... i dialoghi silenziosi
... anche piangere a volte
... aspettare la tua voce e trovarla nel sussurro della sala buia
... l'odore della pelle sotto il primo sole
... quando taci e sei come assente e il mio sguardo non ti tocca
... sapere quello che voglio
... emozionarmi ancora per una sfumatura di colore
... cantare a squarciagola
... trovare la poesia nelle piccole cose
... essere trasparente
... uno sguardo complice e una risata
... sapere dove sto andando
... il mare incazzato
... essere consapevole
... lo sguardo dei bambini
... i dialoghi silenziosi
... anche piangere a volte
... aspettare la tua voce e trovarla nel sussurro della sala buia
... l'odore della pelle sotto il primo sole
... quando taci e sei come assente e il mio sguardo non ti tocca
... sapere quello che voglio
... emozionarmi ancora per una sfumatura di colore
... cantare a squarciagola
... trovare la poesia nelle piccole cose
... essere trasparente
... uno sguardo complice e una risata
... sapere dove sto andando
venerdì 2 luglio 2010
Amori quasi possibili #3
Lui mi portava rose. Tante rose. Rosse.
Aveva modi gentili e raffinati e la camicia appuntata fino all'ultimo bottone da cui usciva il pomo d'adamo perfettamente rasato.
Mi portava fuori. Spesso. Sempre in posti in cui non mi sentivo mai all'altezza.
Ma non me lo faceva mai pesare.
Mi portava rose. E serviva cocktail fantastici, sempre diversi.
Mi affidava mansioni importanti, che avrebbe svolto benissimo da solo o che avrebbe potuto affidare a qualcuno più competente di me.
Ma era a me che le affidava.
Era il suo modo per farmi capire che per lui ero importante e non poteva fare a meno di me.
Era un grand'uomo. Sempre all'altezza di qualsiasi situazione.
Eppure io riuscivo a scorgerne la fragilità, anche sotto le sue camicie di tuttopunto.
E forse ero l'unica in grado di metterlo in difficoltà.
Non che avessi intenzione di farlo, intendiamoci.
Io brillavo della sua luce riflessa su di me, gongolavo a ogni suo successo, ero la spalla perfetta insomma.
Ma le rose... me ne portava così tante che non sapevo più dove metterle, alcune presi a seccarle, perchè erano davvero belle, ma la sua ossessione per le rose stava cominciando a stancarmi.
Le prime rose che mi portò erano piccole, quasi boccioli, strette l'una all'altra come se avessero paura di essere sole al mondo.
Poi
cominciò ad esagerare.
Mi portava rose con il gambo di un metro, un metro e mezzo.
In quantità sempre maggiore.
Raggiunse il record in una mattina assolata.
Uscii di casa e me lo trovai con 250 rose rosse lunghe un metro, quasi non riusciva a tenerle.
E' stata quella la prima volta che mi è apparso ridicolo.
Quando superò il suo stesso record superando la soglia delle 300 rose capii che qualcosa non andava.
Eppure erano così belle quelle rose.
Spandevano i loro effluvi sensuali ovunque. E anche quando cominciavano a marcire conservavano quell'aspetto di velluto carnale e di maestosità concupiscente.
Una volta ci aggiunse perfino un biglietto. Il massimo della romanticheria, diceva: "PER TE".
Sembra strano. Mi piacevano le rose. Ma decisi che ne avevo avute abbastanza.
Me ne andai.
Gli lasciai una rosa selvatica sulla scrivania.
"Non tutto si può comprare"
Fu il mio addio scritto a penna su una foglia della rosa.
Aveva modi gentili e raffinati e la camicia appuntata fino all'ultimo bottone da cui usciva il pomo d'adamo perfettamente rasato.
Mi portava fuori. Spesso. Sempre in posti in cui non mi sentivo mai all'altezza.
Ma non me lo faceva mai pesare.
Mi portava rose. E serviva cocktail fantastici, sempre diversi.
Mi affidava mansioni importanti, che avrebbe svolto benissimo da solo o che avrebbe potuto affidare a qualcuno più competente di me.
Ma era a me che le affidava.
Era il suo modo per farmi capire che per lui ero importante e non poteva fare a meno di me.
Era un grand'uomo. Sempre all'altezza di qualsiasi situazione.
Eppure io riuscivo a scorgerne la fragilità, anche sotto le sue camicie di tuttopunto.
E forse ero l'unica in grado di metterlo in difficoltà.
Non che avessi intenzione di farlo, intendiamoci.
Io brillavo della sua luce riflessa su di me, gongolavo a ogni suo successo, ero la spalla perfetta insomma.
Ma le rose... me ne portava così tante che non sapevo più dove metterle, alcune presi a seccarle, perchè erano davvero belle, ma la sua ossessione per le rose stava cominciando a stancarmi.
Le prime rose che mi portò erano piccole, quasi boccioli, strette l'una all'altra come se avessero paura di essere sole al mondo.
Poi
cominciò ad esagerare.
Mi portava rose con il gambo di un metro, un metro e mezzo.
In quantità sempre maggiore.
Raggiunse il record in una mattina assolata.
Uscii di casa e me lo trovai con 250 rose rosse lunghe un metro, quasi non riusciva a tenerle.
E' stata quella la prima volta che mi è apparso ridicolo.
Quando superò il suo stesso record superando la soglia delle 300 rose capii che qualcosa non andava.
Eppure erano così belle quelle rose.
Spandevano i loro effluvi sensuali ovunque. E anche quando cominciavano a marcire conservavano quell'aspetto di velluto carnale e di maestosità concupiscente.
Una volta ci aggiunse perfino un biglietto. Il massimo della romanticheria, diceva: "PER TE".
Sembra strano. Mi piacevano le rose. Ma decisi che ne avevo avute abbastanza.
Me ne andai.
Gli lasciai una rosa selvatica sulla scrivania.
"Non tutto si può comprare"
Fu il mio addio scritto a penna su una foglia della rosa.
martedì 29 giugno 2010
amori quasi possibili #2
starei a parlarti per ore
perchè ho un mucchio di cose da dirti
...
peccato,
perchè parliamo due lingue diverse
...
perchè ho un mucchio di cose da dirti
...
peccato,
perchè parliamo due lingue diverse
...
lunedì 28 giugno 2010
venerdì 18 giugno 2010
amori quasi possibili #1
la faccia incollata nel libro,
eppoi alzo lo sguardo per uno scossone della metro, guardando oltre, nell'altra carrozza incrocio uno sguardo
aveva in mano lo stesso mio libro...
è sceso alla prima fermata
eppoi alzo lo sguardo per uno scossone della metro, guardando oltre, nell'altra carrozza incrocio uno sguardo
aveva in mano lo stesso mio libro...
è sceso alla prima fermata
mercoledì 16 giugno 2010
Citazioni
- Com'è che non sei attratto da me? Sai io... gli uomini impazziscono per me: ho un gran fisico io| Ho anche una laurea in sesso orale.
- Ci avrai certo abbinato una lingua.
- Che cosa?
- Bè, non lo so... io mi sono laureato in lettere e ci avevo abbinato "semantica prepuziale". Era una specializzazione tanto richiesta...
- Ci avrai certo abbinato una lingua.
- Che cosa?
- Bè, non lo so... io mi sono laureato in lettere e ci avevo abbinato "semantica prepuziale". Era una specializzazione tanto richiesta...
lunedì 14 giugno 2010
verso una po-etica
cerco una poetica etica
che non mi faccia mai cambiare idea
che riempia lo spirito ma anche la pancia
che rimanga saldamente fedele ai principi
mentre cerco a tentoni la mia po-etica
che non mi faccia mai cambiare idea
che riempia lo spirito ma anche la pancia
che rimanga saldamente fedele ai principi
mentre cerco a tentoni la mia po-etica
che mi salvassi adesso
sono in fila
e aspetto...
ferma, calma e in silenzio.
ho voglia di vomitare, solo per non sentirmi fuori luogo.
ho una sensazione di struggimento, che mi attanaglia lo stomaco, risale la schiena
impotenza, rassegnazione, sconfitta
ecco la lacrima, più tento di ricacciarla indietro, più spinge nel canale lacrimale... allora scorri.
lava via questa sensazione.
intanto aspetto.
impaziente.
a disagio.
anche stavolta la mia attesa sarà vana.
ah! se almeno non avessi mai letto beckett, forse sarei meno disillusa.
eppure
eppure so che ci sei
da qualche parte lì fuori
in attesa, o in ricerca...
allora trovami
e salvami da me stessa.
mentre vai, mentre torni,
mentre non pensi di esser lì
mentre agogni un bacio da una sconosciuta
mentre dimentichi il mio nome
mi basterebbe anche solo che mi salvassi,
adesso.
e aspetto...
ferma, calma e in silenzio.
ho voglia di vomitare, solo per non sentirmi fuori luogo.
ho una sensazione di struggimento, che mi attanaglia lo stomaco, risale la schiena
impotenza, rassegnazione, sconfitta
ecco la lacrima, più tento di ricacciarla indietro, più spinge nel canale lacrimale... allora scorri.
lava via questa sensazione.
intanto aspetto.
impaziente.
a disagio.
anche stavolta la mia attesa sarà vana.
ah! se almeno non avessi mai letto beckett, forse sarei meno disillusa.
eppure
eppure so che ci sei
da qualche parte lì fuori
in attesa, o in ricerca...
allora trovami
e salvami da me stessa.
mentre vai, mentre torni,
mentre non pensi di esser lì
mentre agogni un bacio da una sconosciuta
mentre dimentichi il mio nome
mi basterebbe anche solo che mi salvassi,
adesso.
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