venerdì 23 luglio 2010

mi dicono che ho gli occhi tristi
e mi chiedono perchè...
come faccio a raccontare la pena che provo
la delusione
la sconfitta
e tutto il resto...
mi dicono ancora che ho gli occhi tristi,
ma c'era un tempo in cui non li avevo
e quando mi chiedono il perchè
saranno pure cazzi un pò miei

martedì 20 luglio 2010

tasche vuote

Avevo le tasche
vuote
ovvio
nella destra non ci ho messo nulla
per far spazio alle cose nuove.
nella sinistra ci ho messo te
per custodirti come cosa preziosa
e conoscerti a fondo
ma ecco nel fondo
ecco una briciola 
che non avevo previsto
(riservano molte sorprese le tasche)
e l'altra
 a furia di metter roba s'è bucata
e ho passato poi tanto invano a cercarti

ma 
con  noncuranza
mi sei scivolato via
(non si finisce mai d'imparare dalle tasche) 

ora ho di nuovo le tasche
vuote

come sempre
ovvio

5 coccole



Aspetto cinque coccole
la prima sono i tuoi occhi che parlano
la seconda è una frase
poi c'è il tenersi per mano
e ancora
sorriso complice e ridere di noi
l'ultima non te la dico
puoi saperla già 
dalle linee della mano

lunedì 19 luglio 2010

Sono
Tremante
E
Fiduciosa,
Scoraggiata
Tra
Elettrici
Filamenti
Sospendo
Temporaneamente
Energie
Futili

giovedì 15 luglio 2010

la memoria non fa rumore
non dovrebbe avere odore
non dovrebbe neanche provocare dolore.
se vivessi nei film prenderei una pillola blu
per potermi azzerare.

venerdì 9 luglio 2010

Menta fredda

Mangio pastiglie di menta fredda.
E ho imparato a fare cuori con le caramelle mou.
Ho guadagnato l'amicizia di una coccinella a 5 zampe, che ritrovo in posti inusuali quando meno me l'aspetto.
E incollo figurine nella mia collezione di scelte sbagliate, il titolo dell'album è : fallimenti. siamo già alla terza ristampa.
Mangio un'altra pastiglia di menta fredda.
E ascolto musica. tanta musica.
Ma nessuna melodia mi riesce a guarire da questa eterna nostalgia.
Dicono che ho lo sguardo triste.
Mi sale un sorrisetto cinico, nessuno vuole mai sapere veramente il perchè.
E c'è questa sensazione di aver dimenticato o perso qualcosa, che non mi abbandona mai.
Occasioni, attimi, sguardi che sono fuggiti, senza poter far nulla per trattenerli.
Neanche una foto, un frammento di carta che mi dica si, c'è stato davvero.
Mangio menta fredda.
E ancora un pò, solo altri cinque minuti.
Per ascoltare il battito del cuore nel petto (no bum bum?)
E scoprire nonostante tutto di essere ancora vivi.
E inspirare il tuo fiato, inalare la tua pelle, tracciare i contorni della tua ombra.
Nella speranza di avere accumulato ricordi a sufficienza.
La memoria del corpo non è cosciente, non dovrebbe fare tanto male.
Eppure mangio menta fredda.
E raccolgo il cuore a cucchiaiate, come gelato sciolto, cercando di ricomporlo.
E non ci resta niente, niente che valga la pena, nessuna emozione da poter vivere,
se non ingannevoli ricordi.
E illusioni. Favole buone per addormentarsi la sera, tra braccia accoglienti.
Calo giù gli occhiali scuri, per non sentirmi dire ancora del mio sguardo triste.
E allora non mi resta altro che prenderne un altro pacchetto.
Mentre vorrei che fossi già oblio.
Mentre vorrei un massaggio all'anima.
Mentre tutto mi dice di te.
Mentre cerco una coccinella a cinque zampe.
Mentre mangio menta fredda.

martedì 6 luglio 2010

tirando le somme

Ci sarebbe da esser depressi, e non ho voglia di parlarne, non davvero almeno.
Ho più di 30 anni (il tempo passa imperterrito)
Non ho un lavoro (o meglio, ho tanti quasi-lavori che non mi danno stabilità, colpa mia o del precariato?)
Non ho una casa (non solo, ma non ho neanche una stanza mia)
Non ho una relazione (un tempo ce l'avevo e se mi sforzo forse mi ricordo anche come si fa)
Sono alta un metro e un tappo e sono piena di difetti.
bhè vista così è mooolto deprimente la situazione, ma potrebbe anche andar peggio, meglio non approfondire troppo.
e poi ci sei tu:
Hai più di 30 anni
Hai 2 lavori (uno quotidiano e uno per passione, ma ti danno entrambi da vivere)
Hai una casa (non l'ho mai vista, ma sarà sicuramente bellissima)
Hai addirittura una famiglia, con tanto di figli e cane.
Sei alto e sei perfetto.
ecco... ora quasi quasi tirando le somme comincio un pò a deprimermi.
e tento invano di fuggire alla mia condizione e a me stessa.
e non trovo scampo.
voglio solo lo sguardo che fermi il cuore.
la tua assenza già l'ha fatto.
non ho voglia di parlarne
non davvero almeno.

lunedì 5 luglio 2010

Mi piace...

... che il tempo maturi sugli alberi
... il mare incazzato
... essere consapevole
... lo sguardo dei bambini
... i dialoghi silenziosi
... anche piangere a volte
... aspettare la tua voce e trovarla nel sussurro della sala buia
... l'odore della pelle sotto il primo sole
... quando taci e sei come assente e il mio sguardo non ti tocca
... sapere quello che voglio
... emozionarmi ancora per una sfumatura di colore
... cantare a squarciagola
... trovare la poesia nelle piccole cose
... essere trasparente
... uno sguardo complice e una risata
... sapere dove sto andando

venerdì 2 luglio 2010

Amori quasi possibili #3

Lui mi portava rose. Tante rose. Rosse.
Aveva modi gentili e raffinati e la camicia appuntata fino all'ultimo bottone da cui usciva il pomo d'adamo perfettamente rasato.
Mi portava fuori. Spesso. Sempre in posti in cui non mi sentivo mai all'altezza.
Ma non me lo faceva mai pesare.
Mi portava rose. E serviva cocktail fantastici, sempre diversi.
Mi affidava mansioni importanti, che avrebbe svolto benissimo da solo o che avrebbe potuto affidare a qualcuno più competente di me.
Ma era a me che le affidava.
Era il suo modo per farmi capire che per lui ero importante e non poteva fare a meno di me.
Era un grand'uomo. Sempre all'altezza di qualsiasi situazione.
Eppure io riuscivo a scorgerne la fragilità, anche sotto le sue camicie di tuttopunto.
E forse ero l'unica in grado di metterlo in difficoltà.
Non che avessi intenzione di farlo, intendiamoci.
Io brillavo della sua luce riflessa su di me, gongolavo a ogni suo successo, ero la spalla perfetta insomma.
Ma le rose... me ne portava così tante che non sapevo più dove metterle, alcune presi a seccarle, perchè erano davvero belle, ma la sua ossessione per le rose stava cominciando a stancarmi.
Le prime rose che mi portò erano piccole, quasi boccioli, strette l'una all'altra come se avessero paura di essere sole al mondo.
Poi
cominciò ad esagerare.
Mi portava rose con il gambo di un metro, un metro e mezzo.
In quantità sempre maggiore.
Raggiunse il record in una mattina assolata.
Uscii di casa e me lo trovai con 250 rose rosse lunghe un metro, quasi non riusciva a tenerle.
E' stata quella la prima volta che mi è apparso ridicolo.
Quando superò il suo stesso record superando la soglia delle 300 rose capii che qualcosa non andava.
Eppure erano così belle quelle rose.
Spandevano i loro effluvi sensuali ovunque. E anche quando cominciavano a marcire conservavano quell'aspetto di velluto carnale e di maestosità concupiscente.
Una volta ci aggiunse perfino un biglietto. Il massimo della romanticheria, diceva: "PER TE".
Sembra strano. Mi piacevano le rose. Ma decisi che ne avevo avute abbastanza.
Me ne andai.
Gli lasciai una rosa selvatica sulla scrivania.
"Non tutto si può comprare"
Fu il mio addio scritto a penna su una foglia della rosa.