venerdì 2 luglio 2010

Amori quasi possibili #3

Lui mi portava rose. Tante rose. Rosse.
Aveva modi gentili e raffinati e la camicia appuntata fino all'ultimo bottone da cui usciva il pomo d'adamo perfettamente rasato.
Mi portava fuori. Spesso. Sempre in posti in cui non mi sentivo mai all'altezza.
Ma non me lo faceva mai pesare.
Mi portava rose. E serviva cocktail fantastici, sempre diversi.
Mi affidava mansioni importanti, che avrebbe svolto benissimo da solo o che avrebbe potuto affidare a qualcuno più competente di me.
Ma era a me che le affidava.
Era il suo modo per farmi capire che per lui ero importante e non poteva fare a meno di me.
Era un grand'uomo. Sempre all'altezza di qualsiasi situazione.
Eppure io riuscivo a scorgerne la fragilità, anche sotto le sue camicie di tuttopunto.
E forse ero l'unica in grado di metterlo in difficoltà.
Non che avessi intenzione di farlo, intendiamoci.
Io brillavo della sua luce riflessa su di me, gongolavo a ogni suo successo, ero la spalla perfetta insomma.
Ma le rose... me ne portava così tante che non sapevo più dove metterle, alcune presi a seccarle, perchè erano davvero belle, ma la sua ossessione per le rose stava cominciando a stancarmi.
Le prime rose che mi portò erano piccole, quasi boccioli, strette l'una all'altra come se avessero paura di essere sole al mondo.
Poi
cominciò ad esagerare.
Mi portava rose con il gambo di un metro, un metro e mezzo.
In quantità sempre maggiore.
Raggiunse il record in una mattina assolata.
Uscii di casa e me lo trovai con 250 rose rosse lunghe un metro, quasi non riusciva a tenerle.
E' stata quella la prima volta che mi è apparso ridicolo.
Quando superò il suo stesso record superando la soglia delle 300 rose capii che qualcosa non andava.
Eppure erano così belle quelle rose.
Spandevano i loro effluvi sensuali ovunque. E anche quando cominciavano a marcire conservavano quell'aspetto di velluto carnale e di maestosità concupiscente.
Una volta ci aggiunse perfino un biglietto. Il massimo della romanticheria, diceva: "PER TE".
Sembra strano. Mi piacevano le rose. Ma decisi che ne avevo avute abbastanza.
Me ne andai.
Gli lasciai una rosa selvatica sulla scrivania.
"Non tutto si può comprare"
Fu il mio addio scritto a penna su una foglia della rosa.

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